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La Repubblica Ceca legalizza l’autoproduzione

La Repubblica Ceca è pronta a fare un passo significativo verso una politica più moderna sulla cannabis. Una proposta di riforma del codice penale, attualmente in fase di approvazione definitiva, prevede la legalizzazione della coltivazione domestica della pianta: ogni nucleo familiare potrà coltivare fino a tre piante di cannabis, segnando un cambiamento importante nel trattamento legale della sostanza.

Dal 2025 in California via libera ai cannabis caffè

A partire dal 2025, i rivenditori di cannabis in California avranno la possibilità di vendere cibi freschi e bevande analcoliche, nonché organizzare eventi all’interno dei propri locali, grazie alla firma del governatore Gavin Newsom sulla nuova legge che introduce ufficialmente i “cannabis café”.

Approvata il 30 settembre, questa normativa segna un passo importante per l’industria legale della cannabis, che da tempo fatica a reggere la concorrenza del mercato nero. Finora esistevano già lounge dove era consentito consumare cannabis in compagnia, ma la normativa imponeva restrizioni severe, tra cui la possibilità di offrire soltanto cibi e bevande preconfezionati, e solo con autorizzazioni specifiche delle autorità locali.

Queste limitazioni hanno ostacolato lo sviluppo del mercato regolare, penalizzando le imprese che operano nel rispetto della legge e favorendo, di fatto, i circuiti illegali. I promotori della legge, tra cui l’assembleare Matt Haney — anche autore del testo — sostengono che l’assenza di margini di manovra abbia compromesso la competitività delle piccole imprese legittime. “Oggi, molti rivenditori legali sono costretti a confrontarsi con spacciatori che ignorano le regole e non pagano tasse. Per permettere al mercato legale di sopravvivere, dobbiamo garantire innovazione, flessibilità e qualità dell’esperienza per i clienti”, ha dichiarato Haney.

Con l’entrata in vigore della legge AB 1775 il 1° gennaio 2025, i locali autorizzati potranno dunque preparare e somministrare cibi e bevande privi di cannabis, oltre a poter ospitare eventi e vendere i relativi biglietti. Haney ha accolto con entusiasmo il provvedimento, affermando che molti desiderano vivere un’esperienza sociale legata al consumo legale, magari accompagnata da un caffè, un pasto o un concerto. Secondo lui, i “cannabis café” rappresentano un’opportunità non solo economica, ma anche culturale e creativa per la California.

Vale la pena ricordare che non è la prima volta che una proposta simile arriva sulla scrivania di Newsom. L’anno precedente, un testo analogo era stato respinto a causa di dubbi legati alla tutela dei luoghi di lavoro privi di fumo.

Tra i critici, vi è chi esprime forti riserve in merito alla salute dei lavoratori esposti al fumo passivo. Michael Ong, docente di medicina e politiche sanitarie e presidente del comitato di ricerca sull’educazione al tabacco, ha sottolineato al New York Times che, pur essendo diverso dal tabacco, il fumo di cannabis produce comunque sostanze potenzialmente nocive, associate a malattie gravi.

Questa volta, tuttavia, le revisioni apportate al testo originario hanno convinto il governatore. Newsom ha lodato l’inserimento di garanzie supplementari, come il diritto dei lavoratori a usare dispositivi di protezione delle vie respiratorie forniti dal datore di lavoro, e l’obbligo di formazione sui rischi del fumo passivo.

Nonostante ciò, Newsom ha messo in guardia: eventuali futuri ampliamenti non saranno accolti favorevolmente se non accompagnati da misure di tutela adeguate. Questo monito rafforza l’idea che l’efficacia della legge dipenderà dalla sua implementazione responsabile, nel rispetto della salute dei dipendenti e della clientela.

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Gli studi dimostrano che la legalizzazione della cannabis non danneggia la salute mentale

Le evidenze scientifiche indicano che la legalizzazione della cannabis non è associata a un aumento dei rischi per la salute mentale, come lo sviluppo di psicosi. Uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association non ha riscontrato variazioni significative nell’incidenza di disturbi psicotici dopo l’introduzione di normative più permissive sulla cannabis.

Cannabis terapeutica: la Valle D’Aosta introduce l’olio

Accanto alla formulazione in decotto, la Regione Valle d’Aosta, attraverso l’Assessorato alla Sanità e l’Azienda Sanitaria Locale (USL), ha introdotto anche la possibilità di accedere alla cannabis terapeutica in forma di olio. Questa opzione, considerata più pratica e semplice da assumere, è coperta dal Sistema Sanitario Regionale (SSR).

Secondo quanto comunicato dall’azienda sanitaria, tali farmaci possono essere prescritti esclusivamente dai medici del Servizio di Terapia del Dolore (SSD) mediante ricetta rossa non ripetibile, in conformità con la normativa nazionale. Le preparazioni disponibili sono realizzate dalle farmacie territoriali utilizzando materie prime fornite dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare o estratti oleosi standardizzati di fornitori autorizzati dal Ministero della Salute. La quantità massima prescrivibile copre fino a 60 giorni di trattamento.

Il dottor Lorenzo Pasquariello, responsabile del SSD Terapia del Dolore, sottolinea l’importanza di questa nuova formulazione:

“L’olio di cannabis era molto atteso, soprattutto da pazienti che hanno difficoltà nella deglutizione o trovano il decotto poco gradevole. Questa preparazione consente un dosaggio preciso e una maggiore praticità, poiché può essere assunto direttamente in gocce o distribuito su un alimento, come una fetta di pane. Inoltre, rispetto al decotto, che richiede prescrizioni ogni 30 giorni, l’olio permette un trattamento continuativo fino a 60 giorni.”

La cannabis terapeutica è disponibile con copertura SSR in Valle d’Aosta dal 2017, inizialmente solo in forma di decotto. Tuttavia, il dottor Pasquariello chiarisce un aspetto cruciale della terapia:

“La cannabis non è un antidolorifico diretto. Il suo effetto nel trattamento del dolore si basa principalmente sul rilassamento muscolare, che nel tempo porta a un sollievo indiretto. È fondamentale non fraintendere questa caratteristica: spesso i pazienti la richiedono senza una reale comprensione del suo meccanismo d’azione, magari dopo averne sentito parlare da conoscenti o medici. L’accesso alla terapia, dunque, non è automatico, ma subordinato a una valutazione specialistica.”

Per poter ottenere la prescrizione, il paziente deve sottoporsi a una visita presso il Servizio di Terapia del Dolore, presentando tutta la documentazione medica necessaria. La cannabis terapeutica viene prescritta solo in presenza di specifiche condizioni, tra cui:

  • Spasticità associata a malattie neurodegenerative come sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica e Parkinson, quando provoca dolore a seguito di movimenti involontari.
  • Dolore cronico resistente ai farmaci antinfiammatori o oppiacei.
  • Patologie gravi, spesso di natura oncologica, per le quali la cannabis può offrire un supporto terapeutico.

L’introduzione della formulazione in olio rappresenta quindi un passo avanti nell’accessibilità e nell’efficacia della terapia, offrendo ai pazienti un’alternativa più gestibile rispetto al decotto e garantendo un trattamento più personalizzato.

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