La Relazione al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2024, redatta dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, fotografa una situazione preoccupante: l’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani è in aumento, così come lo sono nuove dipendenze di natura comportamentale, come quella da social network, smartphone e giochi online.
Accanto al consumo cresce anche il coinvolgimento attivo dei minorenni nella filiera della droga: produzione, traffico e detenzione illecita non riguardano più solo il mondo adulto. Di fronte a questa escalation, il Governo ha deciso di intervenire approvando il decreto-legge n. 45, che prevede un primo stanziamento di un milione di euro destinato alla formazione degli insegnanti. L’obiettivo è costruire percorsi di informazione e aggiornamento che permettano al corpo docente di intercettare segnali di disagio, prevenire l’uso di sostanze e affrontare le nuove forme di dipendenza.
La scuola viene così riconosciuta come uno dei luoghi privilegiati per la prevenzione, ed è un approccio condivisibile: educare significa anche costruire consapevolezza. L’intento è chiaro e necessario, soprattutto alla luce del fatto che, come indicato dallo stesso Ministero dell’Istruzione e del Merito, serve affiancare alla sensibilizzazione degli studenti anche una formazione più strutturata per i docenti, affinché siano in grado di attuare strategie efficaci e tempestive.
Tuttavia, se questa misura rappresenta senza dubbio un passo avanti, è importante sottolineare che non può esaurire da sola il complesso lavoro di contrasto alle dipendenze. Servono investimenti continuativi, interventi multidisciplinari e un rafforzamento delle reti di supporto psicologico, sanitario e sociale all’interno degli istituti. Solo con un approccio sistemico si può pensare di contenere davvero il fenomeno, evitando scorciatoie repressive che rischiano di produrre danni più gravi dei problemi che vorrebbero risolvere.
A tal proposito, si pone una riflessione critica rispetto a proposte come l’impiego di unità cinofile nelle scuole, ipotesi già avviata in alcune realtà locali. Introdurre nelle aule i cani antidroga, più che favorire un ambiente di crescita, rischia di alimentare un clima di sospetto e paura, allontanando i giovani da figure adulte di riferimento. La prevenzione non può ridursi a una logica di controllo: deve fondarsi sulla fiducia, sul dialogo e sulla creazione di spazi di ascolto.
Attualmente il decreto è in fase di esame al Senato per la conversione in legge. Alcuni emendamenti, proposti per aumentare le risorse destinate alla scuola, sono stati già respinti. Tuttavia, il dibattito è aperto e nei prossimi giorni si capirà se il Governo deciderà di ampliare la portata della misura. Ciò che è certo è che, in un contesto tanto delicato, ogni intervento deve essere pensato con cura: agire presto è importante, ma agire bene lo è ancora di più.