Negli ultimi anni abbiamo più volte approfondito un tema di grande rilevanza: l’illusione della guerra alla droga . Abbiamo costantemente evidenziato le ragioni per cui le politiche repressive si sono rivelate inefficaci e fallimentari.

L'informazione
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Negli ultimi anni abbiamo più volte approfondito un tema di grande rilevanza: l’illusione della guerra alla droga . Abbiamo costantemente evidenziato le ragioni per cui le politiche repressive si sono rivelate inefficaci e fallimentari.
Un breve filmato registrato all’interno di un’aula di tribunale durante un processo: un giovane di diciassette anni risponde alla domanda del Pubblico Ministero – “Ricorda quanto hashish ha acquistato?” – con un’espressione quasi ironica e una risposta apparentemente insignificante: “Cinque euro dai, due canne.” Il suo volto lascia trasparire una smorfia che somiglia a un sorriso beffardo, come se volesse sottintendere: “Davvero sono qui per questo?”
Spesso vi abbiamo parlato della finta guerra alla droga che le istituzioni attuano sul territorio italiano. Una battaglia che effettivamente si scatena contro la persona, contro i giovani e non contro la vera e propria criminalità. Come sempre, premettiamo, che non vogliamo in alcun modo incentivare l’utilizzo di sostanze stupefacenti, ma portare alla luce l’attuale interpretazione di tale fenomeno da parte dello Stato.
Il dibattito sulla regolamentazione della cannabis evidenzia le profonde differenze tra paesi che adottano politiche progressiste e altri che restano ancorati a visioni repressive ormai superate. Un esempio emblematico è quanto sta accadendo negli Stati Uniti, dove il Maryland ha recentemente annullato 175.000 condanne legate al consumo e al possesso di cannabis, segnando un importante passo avanti nella revisione delle politiche proibizioniste.
La legislatura è iniziata da neanche due giorni, e già i guai sono in arrivo. La destra di questo Paese continua a fare della guerra alla cannabis un folle, dannoso e stupido baluardo ideologico. Non soltanto rendendo piena di ostacoli la via verso la legalizzazione, ma volendo andare a colpire persino ciò che oggi è GIÀ legale.
Un uomo, disoccupato a causa della pandemia, si è trovato di fronte a un dilemma: curarsi con la cannabis prescritta dal medico, ma con un costo di 840 euro al mese, oppure coltivare la propria erba. La seconda opzione, però, gli è costata cara: sequestro di tutto il raccolto e denuncia penale.
Un numero sempre maggiore di Paesi nel mondo sta procedendo alla legalizzazione della cannabis per diversi scopi, che spaziano dall’uso medico a quello ricreativo. Nel corso dell’ultimo secolo, la diffusione di informazioni fuorvianti su questo tema ha contribuito a plasmare l’opinione pubblica, spesso senza che le persone fossero pienamente consapevoli della distorsione della realtà operata in merito a questa pianta.
Questa mattina ad Arezzo è iniziato il processo a Walter De Benedetto, malato di artrite reumatoide, rischia fino a 6 anni di carcere per possesso e spaccio di stupefacenti.
Walter aveva difficoltà ad accede alla Cannabis (unica sua fonte di sollievo per i dolori allucinanti) allora ha iniziato un auto coltivazione in casa. Le forze dell’ordine con un dispiegamento di uomini non indifferente ha sequestrato la coltivazione si Walter, lasciandolo di fatto senza cura.
Non è passata inosservata una pubblicità apparsa sui cartelloni del Bentegodi durante le gare dell’Hellas Verona di inizio stagione: reclamizza una società italiana di cannabis light, che vede il proprio marchio abbinato anche alle partite di Sampdoria e Udinese.