Questa mattina ad Arezzo è iniziato il processo a Walter De Benedetto, malato di artrite reumatoide, rischia fino a 6 anni di carcere per possesso e spaccio di stupefacenti.

L'informazione
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Questa mattina ad Arezzo è iniziato il processo a Walter De Benedetto, malato di artrite reumatoide, rischia fino a 6 anni di carcere per possesso e spaccio di stupefacenti.
La “notizia”, come al solito quando c’è da raccontare qualcosa che possa in qualche modo screditare la pianta di cannabis, è stata data prontamente da agenzie e testate mainstream con titoli molto simili: una ragazza avrebbe fatto una torta di cannabis light, facendo poi stare male 3 persone (che per tutti è diventato “manda una famiglia in ospedale”).
Walter aveva difficoltà ad accede alla Cannabis (unica sua fonte di sollievo per i dolori allucinanti) allora ha iniziato un auto coltivazione in casa. Le forze dell’ordine con un dispiegamento di uomini non indifferente ha sequestrato la coltivazione si Walter, lasciandolo di fatto senza cura.
Revocato il decreto del Ministero della Salute che prevedeva l’inserimento delle preparazioni orali a base di CBD nella tabella dei medicinali del testo unico sugli stupefacenti. La notizia, riportata da La Stampa, annuncia il dietrofront ufficiale: con un atto datato 28 ottobre, l’entrata in vigore del provvedimento è stata sospesa con effetto immediato, in attesa dei pareri richiesti all’Istituto Superiore di Sanità e al Consiglio Superiore di Sanità.
Il Decreto del Ministro della Salute del 1 ottobre 2020, che ha stabilito che le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis” rientrano nella tabella medicinali, sezione B, del Testo Unico Stupefacenti (DPR 309/1990), ha determinato di fatto l’illiceità di tutti gli estratti di cannabis, col rischio di compromettere anche quelli per le destinazioni ammesse dalla Legge sulla Canapa Industriale (242/2016).
A 31 anni un ragazzo come tanti diventa tragicamente simbolo dell’ingiustizia italiana, di uno stato deviato e di un sistema corrotto. La sera del 15 ottobre 2009 Stefano viene fermato da una pattuglia dei Carabinieri e viene trovato in possesso di 12 dosi di Hashish (“fumo” – droga leggera), viene condotto in caserma e picchiato brutalmente. Il 22 ottobre muore lasciato morire in un letto di ospedale per detenuti, malnutrito e con il corpo ed il viso gonfio di botte. Al momento della morte Stefano pesava solo 37 Kg.
Walter De Benedetto, affetto da artrite reumatoide, una patologia complessa e debilitante che provoca dolori intensi, si affidava alla cannabis terapeutica per gestire i suoi sintomi. Nonostante una regolare prescrizione medica, Walter non riusciva a ottenere le quantità necessarie per il suo trattamento, problema comune a molti pazienti. Di fronte a questa carenza strutturale, ha deciso di coltivare cannabis nel proprio giardino per sopperire alla mancanza, scelta che lo ha portato a essere indagato per coltivazione di sostanze stupefacenti in concorso.
Nonostante la regolare prescrizione di cannabis terapeutica, che gli permetterebbe di migliorare la qualità della vita, De Benedetto è stato costretto – come spesso accade per molti pazienti – a sopperire alle lacune pubbliche con l’auto-produzione dal momento che non riusciva a ottenere la quantità di cannabis riportata dalla prescrizione.
Dopo essere stato depositato al Senato nel settembre 2019, senza mai essere discusso o calendarizzato, il Manifesto Collettivo per la Cannabis Libera si appresta a essere presentato anche alla Camera. La proposta di legge, promossa da FreeWeed, ha ottenuto il supporto di associazioni, aziende e cittadini.
Le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis” sono state ufficialmente inserite nella tabella dei medicinali, sezione B, del testo unico sugli stupefacenti, grazie a un decreto emanato dal Ministero della Salute. Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 ottobre, il decreto entrerà in vigore il 30 dello stesso mese.
Samuele Guiotto, 43 anni, è esasperato dai continui furti che minacciano la sua coltivazione legale di cannabis avviata lo scorso maggio lungo la Priabonese, a Cornedo. Le piante, utilizzate in vari settori come quello terapeutico, cosmetico e tessile, sono regolarmente coltivate con tutte le autorizzazioni necessarie. Tuttavia, la situazione diventa critica al calare della sera.