Era la notte del 25 settembre 2005, una notte qualsiasi a Ferrara. Federico Aldrovandi, appena diciottenne, rientrava a casa dopo una serata con amici. Era un ragazzo come tanti: passioni semplici, la musica, i sogni di un futuro da costruire. Non un delinquente, non un “caso sociale”. Solo un giovane che quella notte incrociò il lato più oscuro dello Stato: quello delle forze dell’ordine che avrebbero dovuto proteggerlo.

