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------> Il Tribunale di Sassari ha emesso un’ordinanza che rappresenta una svolta per il settore della canapa industriale in Italia. Con la decisione n. 32+33/25 del 23 ottobre 2025, i giudici hanno annullato il decreto di convalida del sequestro probatorio e disposto la restituzione di 200 chilogrammi di materiale vegetale – foglie e infiorescenze – e di oltre 6.000 piante di canapa industriale a due coltivatori. Una decisione che ribadisce un principio fondamentale: in assenza di prove che attestino il superamento della soglia legale di THC, la coltivazione di canapa industriale è da considerarsi lecita.

Anche il Tribunale di Sassari conferma la liceità della coltivazione della canapa industriale

Il Tribunale di Sassari ha emesso un’ordinanza che rappresenta una svolta per il settore della canapa industriale in Italia. Con la decisione n. 32+33/25 del 23 ottobre 2025, i giudici hanno annullato il decreto di convalida del sequestro probatorio e disposto la restituzione di 200 chilogrammi di materiale vegetale – foglie e infiorescenze – e di oltre 6.000 piante di canapa industriale a due coltivatori. Una decisione che ribadisce un principio fondamentale: in assenza di prove che attestino il superamento della soglia legale di THC, la coltivazione di canapa industriale è da considerarsi lecita.

Nelle motivazioni, il Tribunale ha chiarito che non è configurabile alcun reato nella coltivazione e nella detenzione di vegetali di canapa, in mancanza di elementi che indichino una concentrazione di THC oltre i limiti di legge. Ha inoltre stabilito che la detenzione dei residui vegetali, comprese le infiorescenze, non costituisce illecito, poiché non esiste alcuna norma che ne vieti la conservazione o il possesso se la sostanza non presenta effetti stupefacenti. Anche l’attrezzatura per l’essiccazione, spesso oggetto di contestazioni, è stata riconosciuta come pienamente lecita, trattandosi di strumenti necessari per la raccolta e la conservazione del prodotto agricolo.

La decisione si inserisce perfettamente nel quadro delineato dalla Legge 242 del 2016, che disciplina la coltivazione e la trasformazione della canapa industriale, riconoscendo che tale attività è consentita senza necessità di autorizzazione, purché vengano utilizzate varietà certificate e iscritte nel Catalogo europeo. Si tratta quindi di un pronunciamento che contribuisce a fare chiarezza in un settore spesso vittima di interpretazioni discordanti e di interventi repressivi non sempre fondati su basi giuridiche solide.

Le associazioni Canapa Sativa Italia (CSI), Sardinia Cannabis, Imprenditori Canapa Italia (ICI) e Resilienza Italia Onlus hanno accolto con grande soddisfazione l’ordinanza, definendola “un importante riconoscimento della legalità nella coltivazione di canapa industriale”. In un comunicato congiunto, le organizzazioni hanno sottolineato che questa decisione “ribadisce la liceità della coltivazione e della detenzione dei suoi residui vegetali, incluse le infiorescenze, quando non superano la soglia legale di THC e quindi non presentano offensività ai sensi della Legge 309/90”. Si tratta, aggiungono, di “un passo fondamentale verso la certezza del diritto e la tutela degli imprenditori che operano in un settore strategico per l’economia nazionale”.

Le associazioni hanno anche auspicato che questa chiara indicazione giurisprudenziale possa guidare l’operato delle autorità competenti, evitando che operatori del settore vengano ingiustamente perseguiti a causa di interpretazioni restrittive o di controlli non adeguatamente fondati. “Non si tratta di scorciatoie né di forzature,” ribadiscono, “ma dell’applicazione corretta di norme già vigenti, confermate da numerose sentenze italiane e internazionali che riconoscono la piena legittimità della filiera della canapa industriale, comprese le infiorescenze non stupefacenti.”

Canapa Sativa Italia (C.S.I.) è l’associazione nazionale che unisce tutti gli operatori del settore della canapa dal mondo agricolo alla trasformazione fino alla distribuzione su tutto il territorio nazionale.

Un ringraziamento particolare è stato rivolto all’avvocato Lorenzo Simonetti, che ha difeso i coltivatori coinvolti e contribuito in modo determinante a questo importante risultato, considerato dalle associazioni “una vittoria non solo legale ma anche culturale”.

L’ordinanza del Tribunale di Sassari assume dunque un valore che va oltre il singolo caso giudiziario. Essa riafferma il diritto di coltivare canapa industriale come previsto dalla legge e restituisce serenità a un comparto agricolo e produttivo che, nonostante il potenziale economico e ambientale, è ancora spesso ostacolato da incertezze interpretative e pregiudizi. La canapa industriale, nelle sue molteplici applicazioni – dall’edilizia sostenibile al tessile, dalla bioedilizia all’alimentazione e al benessere – è una risorsa legale e strategica per l’Italia, che merita di essere riconosciuta e tutelata.

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