Dal tramonto all’alba sono apparsi in alcune regioni d’Italia tra le quali Lazio, Piemonte, Campania e Veneto, degli striscioni che richiamano il diritto al lavoro.
Il punto di vista degli imprenditori del settore:
Il punto centrale è che la canapa industriale non è vietata. Ad oggi, l’Articolo 18 del DL Sicurezza (DL 48/2025) non ha ancora prodotto effetti concreti tali da rendere illegale il settore. Questo perché la coltivazione, lavorazione e commercio della canapa con THC entro i limiti di legge (0,6%) non costituisce reato, e non può essere punita penalmente in assenza di una specifica offensività. Lo affermano la giurisprudenza della Corte di Cassazione, le sentenze della Corte Costituzionale e la normativa europea.
Tuttavia, l’introduzione dell’Articolo 18 ha generato una pericolosa ambiguità giuridica. Il testo mescola concetti da codice penale con riferimenti a prodotti agricoli e industriali, senza distinguere tra le attività lecite e quelle effettivamente connesse al traffico di stupefacenti. Il risultato è una situazione confusa e instabile: alcune autorità interpretano il decreto come se fosse già in vigore un divieto, portando a sequestri, controlli sproporzionati e paure infondate.

Questa incertezza normativa non vieta, ma paralizza. Impedisce agli imprenditori di pianificare, scoraggia gli investimenti, spinge i giovani a fuggire all’estero e mina la credibilità dello Stato agli occhi di chi ha costruito imprese legali, sostenibili e innovative.
Chiediamo chiarezza e tutela, non repressione ideologica. La canapa è legale: vogliamo continuare a lavorare, produrre, innovare – in Italia, alla luce del sole.