“VINCENTI PER QUALCHE GIORNO, VINCENTI PER TUTTA LA VITA (A. Bertolucci). Il processo alla #cannabislight è terminato qualche minuto fa con la mia PIENA ASSOLUZIONE. Saranno altri i momenti e i luoghi per denunciare il comportamento del Procuratore di Parma Alfonso D’Avino e la sua responsabilità morale e professionale per questa incredibile vicenda. QUESTO E’ INVECE IL MOMENTO PER FESTEGGIARE. Per chi è in zona, dalle 19 ritorniamo al Canapaio Ducale si comincia la festa mentre la FESTA UFFICIALE DELLA VITTORIA E’ FISSATA PER MARTEDÌ 8 LUGLIO DALLE 18,00. Siete tutti invitati, sarà una serata che ci ricorderemo… per tutta la vita!“
Con questo post sui suoi canali social, Luca Marola, fondatore di Easyjoint e pioniere della cannabis light in Italia, ha annunciato la fine del suo processo con assoluzione con formula piena perchè il fatto non sussiste. Ci sono voluti sei anni di processo, più di 7 mila pagine di inchiesta giudiziaria, oltre mezza tonnellata di infiorescenze, circa 20 litri d’olio CBD e sito web sequestrati, nonchè la cancellazione dell’attività dalla camera di commercio; per quello che si può definire “la madre” dei processi sulla cannabis light in Italia.
Nel colpire l’azienda Easyjoint, vi era un chiaro obiettivo: demolire definitivamente il settore italiano della cannabis light. Ma questo non è avvenuto. Assoluzione piena.
Questo implica che lo Stato abbia operato in modo inadeguato; significa che qualcuno si è attribuito il potere potenziale di compromettere l’esistenza di un individuo per sei anni. Ricordiamo vividamente gli ufficiali delle forze dell’ordine seduti dietro un tavolo, sul quale erano esposti alimenti, oggetti e infiorescenze di cannabis light, mentre sui loro volti si rifletteva la soddisfazione per quell’intervento, come se avessero appena arrestato Pablo Escobar. Oggi, una sentenza ha stabilito che quell’operato è stato errato.
Il risultato positivo è stato raggiunto grazie all’impegno dell’avvocato Giacomo Bulleri in collaborazione con il professor Alessandro Gamberini. L’avvocato ha sottolineato che l’eventuale condanna di Marola, sarebbe stata in contrasto con il diritto comnunitario.

Tale pronunciamento giunge in un momento cruciale per il comparto della canapa in Italia. Si colloca in un contesto in cui l’attuale esecutivo ha scelto di operare con approssimazione, vietando una sostanza che non è una droga, reiterando errori già compiuti in passato. Il rischio concreto, in un prossimo futuro, è quello di un ulteriore sovraccarico dei tribunali, con inevitabili archiviazioni e nuove assoluzioni. A ciò si aggiunge la possibilità che il Paese venga esposto a sanzioni da parte delle istituzioni europee. Si tratta di una deriva ideologica, cieca e pericolosa, da parte di un governo che non ascolta la propria cittadinanza, pur dichiarando il contrario; che rifiuta il confronto con le opposizioni, pur definendosi democratico; che non persegue gli interessi del popolo, pur proclamando sicurezza.
La sentenza pronunciata ieri potrà forse rappresentare un segnale incoraggiante per il futuro della cannabis light? Sarà il tempo a dirlo. Di certo, la maggioranza degli operatori del settore non sembra intenzionata a fare passi indietro, neppure di fronte a una legge percepita come insensata e profondamente ingiusta.
Antonella Soldo, di Meglio Legale, ha commentato così la sentenza: “L’azienda Easyjoint ha visto di fatto la creazione di un caso esemplare di un precedente legale, ma nel frattempo abbiamo visto che in Italia le cose sono cambiate con nuove leggi che hanno peggiorato la condizione di tutto il settore. Quindi anche questa persecuzione , che voleva fare da scuola a casi analoghi, è stata superata. Oggi abbiamo un imprenditore che ha visto chiudere la sua azienda, la più grande per fatturato fino a quel momento, che dava lavoro a tanti giovani, ma che è stata distrutta. Giustizia sì, ma dopo così tanto tempo a questo caro prezzo c’è poco da gioire. C’è poco da gioire per tutto il settore, che oggi soffre di una ideologia ignorante senza precedenti”.