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------> Il Tribunale di Sassari ha emesso un’ordinanza che rappresenta una svolta per il settore della canapa industriale in Italia. Con la decisione n. 32+33/25 del 23 ottobre 2025, i giudici hanno annullato il decreto di convalida del sequestro probatorio e disposto la restituzione di 200 chilogrammi di materiale vegetale – foglie e infiorescenze – e di oltre 6.000 piante di canapa industriale a due coltivatori. Una decisione che ribadisce un principio fondamentale: in assenza di prove che attestino il superamento della soglia legale di THC, la coltivazione di canapa industriale è da considerarsi lecita.

E se mi do alla fuga? Il paradosso del Nuovo Codice della Strada

Il Nuovo Codice della Strada presenta alcuni paradossi normativi che sollevano serie perplessità dal punto di vista della coerenza giuridica e della proporzionalità delle sanzioni.

Una delle situazioni più controverse riguarda il trattamento riservato a chi risulti positivo al test salivare per sostanze stupefacenti – come il THC – pur trovandosi in condizioni psicofisiche perfettamente idonee alla guida. In tali casi, secondo le nuove disposizioni, il soggetto rischia un procedimento penale, un’ammenda fino a 6.000 euro e la revoca della patente di guida, con divieto di conseguirla per almeno tre anni.

A fronte di ciò, si evidenzia un evidente squilibrio nel trattamento sanzionatorio: chi, ad esempio, dovesse forzare un posto di blocco – senza arrecare pericolo a persone o cose – incorrerebbe in una sanzione amministrativa compresa tra 84 e 355 euro, accompagnata dalla decurtazione di 10 punti dalla patente.

È importante chiarire che non si intende in alcun modo incentivare comportamenti contrari alla legge. Anzi, è doveroso ricordare che opporre resistenza a un pubblico ufficiale rappresenta un grave reato, punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Inoltre, in situazioni di tensione, non si può escludere il rischio di escalation e di interpretazioni unilaterali dei fatti da parte delle autorità, con conseguenze potenzialmente molto serie per il cittadino coinvolto.

Il punto centrale della questione è la disparità nella scala delle sanzioni, che sembra penalizzare eccessivamente alcuni comportamenti, pur in assenza di pericolo effettivo, mentre ne sanziona altri – potenzialmente più gravi – in modo assai più lieve. Questo squilibrio solleva interrogativi sull’efficacia e sull’equità della politica legislativa attuale.

Le recenti modifiche sembrano orientate a una logica fortemente repressiva, più attenta alla severità delle punizioni che all’equilibrio tra prevenzione, proporzionalità e tutela dei diritti individuali. Si tratta di un approccio che rischia di allontanare sempre più le istituzioni dalle istanze reali della cittadinanza, sacrificando il principio del buon senso normativo in nome di una politica del rigore acritico e disconnesso dalla realtà.

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