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------> Il Tribunale di Sassari ha emesso un’ordinanza che rappresenta una svolta per il settore della canapa industriale in Italia. Con la decisione n. 32+33/25 del 23 ottobre 2025, i giudici hanno annullato il decreto di convalida del sequestro probatorio e disposto la restituzione di 200 chilogrammi di materiale vegetale – foglie e infiorescenze – e di oltre 6.000 piante di canapa industriale a due coltivatori. Una decisione che ribadisce un principio fondamentale: in assenza di prove che attestino il superamento della soglia legale di THC, la coltivazione di canapa industriale è da considerarsi lecita.

Singapore: ancora una condanna a morte per cannabis

Un ex agente immobiliare è stato condannato alla pena di morte obbligatoria a Singapore il 2 aprile 2024 per traffico di cannabis, dopo che il tribunale ha respinto la sua dichiarazione secondo cui la sostanza era destinata a scopi di ricerca.

La sentenza è stata pronunciata dal giudice See Kee Oon della 2ª Divisione d’Appello, che ha riconosciuto Seet Poh Jing colpevole del possesso di almeno 4.509,2 grammi di cannabis con l’intento di distribuirla. Seet, in passato agente di vendita immobiliare presso Huttons Asia, era stato arrestato il 28 giugno 2018 dopo che il Central Narcotics Bureau (CNB) aveva sequestrato cinque blocchi di materiale vegetale dalla sua auto. Le analisi hanno confermato che si trattava di cannabis, una sostanza che Seet stesso aveva definito “erba”.

I suoi avvocati hanno argomentato che l’imputato non era coinvolto nel traffico di droga, ma piuttosto affascinato dalla cannabis per il suo consumo personale, la coltivazione e le potenziali applicazioni del cannabidiolo (CBD). Secondo la difesa, a partire da marzo 2018, Seet aveva iniziato a esplorare la possibilità di iniziare un’attività legata alla cannabis, consultando vari esperti nel settore.

Un perito psichiatrico ha inoltre rilevato che Seet aveva manifestato un “episodio ipomaniacale indotto da farmaci”, il quale avrebbe influenzato in modo significativo il suo comportamento impulsivo e poco ponderato in quel periodo. La difesa ha affermato che il suo interesse per l’estrazione dell’olio di CBD rientrava nei suoi “ambiziosi progetti imprenditoriali”.

L’accusa, tuttavia, ha respinto questa versione, sostenendo che si trattava di una strategia difensiva tardiva e in contrasto con le altre prove raccolte. Inoltre, ha affermato che Seet non soddisfacesse i criteri per una diagnosi di disturbo ipomaniacale indotto da sostanze. Il giudice See ha stabilito che l’imputato non è riuscito a dimostrare la reale esistenza di un progetto di ricerca, definendo questa tesi come un “pretesto inventato a posteriori”.

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