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------> Il Tribunale di Sassari ha emesso un’ordinanza che rappresenta una svolta per il settore della canapa industriale in Italia. Con la decisione n. 32+33/25 del 23 ottobre 2025, i giudici hanno annullato il decreto di convalida del sequestro probatorio e disposto la restituzione di 200 chilogrammi di materiale vegetale – foglie e infiorescenze – e di oltre 6.000 piante di canapa industriale a due coltivatori. Una decisione che ribadisce un principio fondamentale: in assenza di prove che attestino il superamento della soglia legale di THC, la coltivazione di canapa industriale è da considerarsi lecita.

Giorgia Meloni? E chi se ne frega!

È comprensibile che molti abbiano pensato che, con l’elezione di Giorgia Meloni, la prospettiva di una legalizzazione della cannabis sia ormai irrealizzabile. Tuttavia, ritengo che questa visione sia limitata e non necessariamente fondata. Potrei sbagliarmi, ma ho validi motivi per dubitare di questa convinzione.

Innanzitutto, è importante considerare un aspetto fondamentale: le decisioni di rilievo non vengono prese esclusivamente a Roma. Chi ha studiato la storia recente del nostro Paese avrà notato come spesso – se non sempre – le scelte politiche ed economiche siano influenzate da dinamiche internazionali, in particolare da Washington e Bruxelles. Questo non è frutto di teorie complottiste, ma un dato di fatto documentato.

Un esempio significativo è rappresentato da Matteo Salvini: nonostante la sua posizione politica, la sua azione contro la cannabis si è limitata a una serie di sequestri, spesso inefficaci, che hanno avuto gravi ripercussioni su alcuni piccoli imprenditori, senza tuttavia arrestare la crescita del settore. Al contrario, il movimento a favore della legalizzazione ha continuato a guadagnare terreno.

Inoltre, non possiamo ignorare il contesto europeo. Paesi come Lussemburgo, Germania, Portogallo e Svizzera stanno progressivamente avviando processi di depenalizzazione e legalizzazione della cannabis. L’Italia non potrà rimanere indietro a lungo: se gli Stati confinanti adotteranno politiche più avanzate, sarà inevitabile che anche il nostro Paese si adegui per non subire un’emorragia di professionisti e investitori del settore.

Infine, resta fondamentale il ruolo della società civile. La battaglia per i diritti e la libertà di scelta continua, perché la questione della cannabis non è solo una tematica economica o di sicurezza, ma riguarda anche il diritto individuale all’autodeterminazione. Continueremo a contrastare il proibizionismo, che la storia ha già dimostrato essere inefficace, utilizzando ogni mezzo legale a disposizione per promuovere un cambiamento. Se c’è un’ingiustizia, non sono i cittadini a essere nel torto, bensì coloro che si ostinano a mantenere una normativa obsoleta.

Siamo in tanti a sostenere questa causa e continueremo a farlo con determinazione. Di sicuro ci riproveranno!! Ci attaccheranno!! Ma noi non ci muoveremo dai nostri posti!!

Non è questione di giusto o sbagliato, è questione di cultura e un problema di ignoranza. Viva chi vuole curarsi, viva chi vuole ridere, viva la cannabis!

Roberto D’Aponte Fondatore di Spazio Canapa

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  • Formazione in Cannabinologia presso Cannabiscienza  c/o Università degli Studi di Padova. Fondatore di Salute di Canapa Store e direttore di Spazio Canapa.

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