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------> Il Tribunale di Sassari ha emesso un’ordinanza che rappresenta una svolta per il settore della canapa industriale in Italia. Con la decisione n. 32+33/25 del 23 ottobre 2025, i giudici hanno annullato il decreto di convalida del sequestro probatorio e disposto la restituzione di 200 chilogrammi di materiale vegetale – foglie e infiorescenze – e di oltre 6.000 piante di canapa industriale a due coltivatori. Una decisione che ribadisce un principio fondamentale: in assenza di prove che attestino il superamento della soglia legale di THC, la coltivazione di canapa industriale è da considerarsi lecita.

Un altra vittoria contro il proibizionismo: Nadia è stata assolta

Nadia Principato è stata assolta perché il fatto non sussiste. Si chiude così la vicenda giudiziaria dell’attivista pro-cannabis, che aveva aderito alla campagna di disobbedienza civile ‘Io coltivo’ piantando una piantina e condividendo le foto sui social.

Tutto ha avuto inizio il 20 aprile 2020, quando è stata lanciata l’iniziativa in risposta a una sentenza della Corte di Cassazione del 2019. La pronuncia stabiliva che la coltivazione di un numero limitato di piante in maniera rudimentale non poteva essere considerata reato. La rivista Dolce Vita aveva aderito fin da subito, mentre l’associazione Meglio Legale aveva garantito supporto legale agli attivisti che, rispettando le linee guida, fossero finiti sotto processo.

Dopo l’assoluzione, Nadia ha commentato: ‘La vera vittoria sarà quando la cannabis verrà legalizzata in ogni suo utilizzo. La disobbedienza civile è stata un modo per mettere in evidenza l’assurdità di una legge che non rispecchia la realtà: parliamo di 10 milioni di consumatori in Italia, di un mercato da 10 miliardi di euro e 350 mila posti di lavoro annui, oggi nelle mani della criminalità organizzata’.

Ha poi evidenziato lo spreco di risorse pubbliche impiegate per la sua vicenda: ‘Sono stati spesi soldi dei cittadini per mobilitare sei agenti di polizia, tre della scientifica, due unità cinofile con i loro cani, oltre a un giudice, un pubblico ministero, una segretaria e la cancelleria per tre udienze’.

L’avvocato Lorenzo Simonetti, di Tutela Legale Stupefacenti, che l’ha difesa, ha raccontato a Dolce Vita la strategia adottata in aula: “Abbiamo presentato una memoria difensiva corredata di documenti, preparando l’esame e il controesame. Il Pubblico Ministero, rendendosi conto della debolezza dell’accusa, ha finito per chiedere lui stesso l’assoluzione”.

Oltre alla sentenza, ciò che rimane di questa vicenda è l’impegno di una giovane donna che ha deciso di metterci la faccia per i diritti di tutti. Sin dall’inizio, aveva ribadito il valore dell’azione diretta: “Le cose cambiano solo se ci impegniamo davvero per cambiarle, con la testa, il cuore e il coraggio. Limitarsi a sfogarsi sui social non porterà a nulla, se non a mostrare chi siamo realmente”.

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