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------> Il Tribunale di Sassari ha emesso un’ordinanza che rappresenta una svolta per il settore della canapa industriale in Italia. Con la decisione n. 32+33/25 del 23 ottobre 2025, i giudici hanno annullato il decreto di convalida del sequestro probatorio e disposto la restituzione di 200 chilogrammi di materiale vegetale – foglie e infiorescenze – e di oltre 6.000 piante di canapa industriale a due coltivatori. Una decisione che ribadisce un principio fondamentale: in assenza di prove che attestino il superamento della soglia legale di THC, la coltivazione di canapa industriale è da considerarsi lecita.

Legalizzazione della cannabis in Italia: è il momento giusto?

Sembra che la legalizzazione della cannabis non sia ancora una priorità per l’Italia. In particolare, l’opposizione, con la destra in prima linea, continua a fare della lotta al proibizionismo e alla guerra contro gli spacciatori il fulcro delle proprie battaglie politiche, spesso amplificate tramite post sui social in tono aggressivo. Anche il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, che in passato contavano tra le proprie fila diversi sostenitori della legalizzazione, oggi sembrano poco inclini a mettere il tema in cima all’agenda politica.

Recentemente, il senatore Lello Ciampolillo, del gruppo Misto, ha denunciato il rifiuto della maggioranza di mettere in discussione il disegno di legge Mantero per la legalizzazione della cannabis. Questo progetto, tra le altre cose, propone di depenalizzare la cessione gratuita di piccole quantità di cannabis, legalizzare l’autoproduzione di fino a tre piante e creare i cannabis social club. “Hanno praticamente bocciato la proposta insieme ai partiti di destra”, ha commentato Ciampolillo. La polemica non è tardata ad arrivare: Michele Sodano, uno dei parlamentari che in passato ha sostenuto la legalizzazione, ha criticato Ciampolillo, accusandolo di aver tentato di far calendarizzare il ddl senza un accordo preventivo. “Non si può chiedere un accordo in capigruppo senza aver discusso preliminarmente”, ha replicato, bollando la mossa come pura propaganda dannosa per la causa della legalizzazione stessa.

Indipendentemente da chi abbia ragione, l’unica certezza è che anche questa volta la legalizzazione della cannabis non sarà messa sul tavolo della discussione. È un peccato, perché, sebbene a prima vista possa sembrare che in tempi di crisi pandemica ci siano altre urgenze, la realtà è che mai come ora la fine del proibizionismo potrebbe rappresentare una risorsa per l’economia italiana, messa a dura prova. Da una parte, lo Stato ha un bisogno urgente di risorse per sostenere una popolazione in difficoltà economica. È vero che ci sono i fondi dell’Unione Europea, ma ogni altra fonte di entrate sarebbe altrettanto benvenuta. E la cannabis potrebbe essere una di queste.

Un’indagine dell’Università di Messina ha stimato che, se legalizzata e tassata come le sigarette, la cannabis potrebbe portare un beneficio economico di circa sei miliardi di euro all’anno. Questo calcolo si basa su un prezzo di dieci euro a dose e sul consumo annuale della sostanza in Italia. A questo va aggiunto il risparmio derivante dalla riduzione dei costi legati alla repressione del traffico di droga: operazioni di polizia, carceri e il contrasto alla criminalità organizzata. Si stima che la legalizzazione potrebbe far risparmiare fino a 600 milioni di euro all’anno.

C’è poi il lato occupazionale. In un paese come l’Italia, dove l’Ocse prevede che 1,5 milioni di posti di lavoro siano a rischio, la legalizzazione della cannabis potrebbe stimolare una nuova filiera economica che va dalla coltivazione ai punti vendita, passando per la distribuzione. In Colorado, uno stato con una popolazione di 5,7 milioni di abitanti (meno di un decimo dell’Italia), l’introduzione della cannabis legale ha creato 41.000 posti di lavoro in sei anni. In Italia, secondo le stime, si potrebbero generare circa 350.000 nuovi impieghi.

Non è certo la cannabis a poter risolvere la grave crisi che il paese sta vivendo, ma potrebbe comunque offrire una boccata d’ossigeno a una parte della popolazione. Parlare di legalizzazione oggi non è quindi fuori luogo, perché la questione non è solo ideologica, ma anche e soprattutto economica e sociale. Il problema, però, è che in Italia, un paese ancora molto conservatore, il dibattito viene trattato solo sotto l’aspetto ideologico, con il fronte contrario che si attacca a posizioni ormai superate.

La pandemia del 2020 potrebbe sembrare l’evento che ha messo una pietra sopra la discussione sul proibizionismo, ma uno stato lungimirante dovrebbe capire che è proprio ora il momento giusto per agire. Mai come adesso la legalizzazione potrebbe portare benefici tangibili alla popolazione. Non c’è più tempo da perdere: è urgente aprire una discussione seria e credibile sul tema.

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